AGGIUNTIVO: Un post da un altro blog che tratta lo stesso argomento ma in maniera più scientifica, con dati e numeri: L’illusione dell’auto elettrica solare (by autoguida)
Ogni tanto mi capita che qualcuno tiri fuori il discorso della realizzabilità di auto elettriche a consumi veramente zero e sostenibili che si alimentano semplicemente col sole dei suoi stessi pannelli fotovoltaici.
E’ un sogno che coltiviamo tutti e quasi ogni anno mi metto a rifare i calcoli se cioè sia possibile e la risposta è che purtroppo allo stato attuale la rendita dei pannelli fotovoltaici è così scarsa che non permette di realizzare questo sogno e neppure di avvicinarsi o anche solo di trarne un piccolo beneficio in contributo alla ricarica.
Non ci sono dunque lobbyes del petrolio dietro od oscuri accordi di potere: tecnicamente la cosa non è possibile e basta. 😦
![pv_prius[1]](https://problemidiricarica.files.wordpress.com/2015/11/pv_prius1.jpg?w=627)
La famosa ‘solarprius’, l’auto che ci ha fatto più sognare della fallita solarelectricalvehicles.com
Ecco infatti i ragionamenti e le conclusioni che ho tratto io, da ignorante, sul perchè il sistema non può funzionare.
Appunto non sono un esperto del settore e quindi chissà quante cose imprecise dirò o trascurerò ma anche solo questa trattazione da inesperto (ci vuole poco ad avere qualche dato e leggere qualche documentazione) mi porta a decretare l’infattibilità dell’idea.
Sarò però ben contento se qualcuno vorrà contribuire al ragionamento anche solo per correggere parti se queste fossero troppo inesatte (o confermarle se tristemente vere!).
Mi limiterò inoltre a fare esclusivamente considerazioni di ordine TECNICO, tralasciando l’aspetto economico della realizzazione (questo anche perché secondo me economicamente il vantaggio non ci sarà mai, se lo si fa è per passione e spirito d’avventura).
Partiamo da puri calcoli della serva.
Quanto energia ha senso avere (con dei pannelli fotovoltaici) per dare un contributo serio ad un’auto ricaricabile?
Direi che a meno di 1 kW non ha neppure molto senso parlarne. Anzi già 1 kW è poco e molte auto ricaricabili non ammettono neppure potenze così basse (quello è più un valore da moto elettriche) ma consideriamo comunque valido come obbiettivo questo valore (anche perché con 1 kW in un’ora si carica per 1 kWh la batteria (fingiamo un rendimento ovviamente impossibile del 100%) con il quale un’auto elettrica fa tipicamente 7 km (130 Wh al km)…. Se scendiamo di valore non so se ha senso parlarne).
Poi va da se’ che un’auto elettrica ha almeno 16 kWh di batterie da riempire, quindi con questa potenza ridicola impiegheremmo comunque una ventina d’ore di insolazione continua per caricarla completamente (già… perchè alle batterie deve arrivare circa il 10% in più di voltaggio del suo valore nominale…)…. ma appunto uno si può anche accontentare di un contributo di biberonaggio (però bisogna ricordarsi quanto costa questo biberonaggio (di soli +7 km all’ora) nella realizzazione di questo impianto fotovoltaico…)
Con gli attuali pannelli per avere 1 kW bisogna avere una distesa di 10 mq (siamo a valori di insolazione standard italiani al sud è un po’ meglio, al nord un po’ peggio; con pannelli di buona qualità).
Dove si piazzano 10mq su un’auto? E’ dura, almeno su auto standard. Direi che un quadrato di 3x3m non si può fare quindi la combinazione migliore è 2×5 metri.
Ecco il primo problema: un’auto tipica non è lunga 5 metri e larga 2 ma meno. Quindi non potremo mai avere 10 metriquadrati a disposizione. Che poi cosa vuol dire l’area esposta di un’auto? Mica l’ombra che proietta a terra a mezzogiorno perché in verità quello è appunto tutto l’ingombro dell’auto mentre i pannelli potremmo comunque metterli (se va bene) sul tetto e sul cofano. Rimangono fuori tutte le vetrature, i montanti, il bagagliaio (va visto caso per caso com’è la carrozzeria) ecc.
Quindi è proprio impossibile avere 1 kW ogni ora di insolazione con la misera area esposta che abbiamo.
Già ma chi fornisce quel 1kW all’ora con 10mq?
Ovviamente dei buoni pannelli nati per la casa. Cosa cambia montarli in macchina?
Tante cose.
In impianti fissi nascono per avere il più possibile una buona inclinazione ed orientamento che non può essere sempre garantito in un mezzo MOBILE. Oggi puoi parcheggiare bene a sud ed in discesa ma magari domani no. Quindi il rendimento cambia molto da giorno a giorno (se hai un posteggio riservato e quindi sempre uguale, tanto vale ti fa un impianto lì, invece di portarti addietro i pannelli sull’auto).
Inoltre quei pannelli per la casa sono rigidi e assemblati: per un’auto ci vorrebbero ad esempio dei pannelli flessibili (ad esempio quelli per uso nautico) che peggiorano in resa, quindi il già impossibile ‘1 kW’ diminuisce ancora.
Discorso poi ombreggiatura.
I pannelli fotovoltaici decadono in prestazioni quasi subito se in ombra. Il problema è uguale per appunto gli impianti fissi ed ecco perché si studia da subito di metterli su tetti o anche al suolo ma se nei dintorni non ci sono case/alberi/montagne che lo ombreggiano troppo.
Ma questo per un’auto non si può prevedere visto che la si parcheggia dove capita e praticamente SEMPRE in strada e spesso a ridosso di città (quindi con costruzioni che fanno ombra). Quindi spesso sarà in ombra anche solo parzialmente.
Si penserà che un po’ di ombra riduce la rendita di poco ed invece è un vero danno perché una cella diventa passiva al di sotto di una certa soglia di irraggiamento, quindi ASSORBE corrente che produce la vicina ancora insolata. Il problema si può aggirarlo con cablaggi separati per ogni cella e quindi si distacca la singola cella quando raggiunge il valore in cui passa da attiva a passiva (da produttrice ad utilizzatrice di energia) ma questo complica il cablaggio del pannello (che quindi diventa più pesante, oltre che ingombrante e costoso, ma del peso totale parleremo dopo) ma ad oggi non mi sembra esistano pannelli con cablaggi separati proprio perché si preferisce disattivare tutto il pannello perché tanto l’impianto è fisso e non soffre di ombreggiature parziale a macchie (è cura del progettista ed installatore prevedere questi casi studiando la posizione migliore appunto osservando il paesaggio attorno al sito di installazione).
Ultimo discorso sulla rendita dei pannelli: il calore.
Esso è nemico della rendita anzi della salute stessa dei pannelli tanto che oltre ad una certa temperatura si distaccano automaticamente, e la temperatura non è neppure tanto alta: 30 gradi centigradi. Tutti noi sappiamo quanto un’auto parcheggiata al sole diventa calda (parliamo di 60° nell’abitacolo per effetto serra) quindi la soluzione unica (tralasciando complicati sistemi di raffreddamento ad aria o acqua convogliata che significherebbe ulteriori circuiti idraulici da alimentare e mantenere) è quella di montare i pannelli SOSPESI rispetto all’auto (scommetto non ci avevate pensato! Tutti pensano a pannelli aderenti…) come ad esempio i portapacchi (che è poi la soluzione adottata sui tetti fotovoltaici che infatti non sono mai aderenti al tetto stesso), ma questo rovina l’aereodinamicità dell’auto ed alza ulteriormente il baricentro.
![renault_4_simone_rambaldi_01[1]](https://problemidiricarica.files.wordpress.com/2015/11/renault_4_simone_rambaldi_011.jpg?w=627&h=470)
La Renault 4 con i pannelli “civili” montati oltre il suo perimetro e sospesi rispetto al tetto… (click per dettagli sull’impresa)
E con il concetto di baricentro arriviamo ai pesi.
Tutto questo PESA e portandoselo sempre addietro si rovinano i consumi (ed ho citato anche l’aereodinamicità) quindi conviene chiedersi se il bilancio di quanto raccolto in energia non si spreca in maggior costo al km.
Ho detto che i pannelli aumentano anche il baricentro, alzandolo, quindi in curva l’auto consumerà di più (la cinetica porterà a maggior spreco di moto accumulato per colpa della forza centrifuga) senza considerare che avrà anche maggior costo energetico in avvio e frenata (minor frenata rigenerativa e maggior usura/sollecito su freni ed ammortizzatori).
Siamo arrivati alla fine?
No, ci sono alcuni altri piccoli dettagli che peggiorano ancora il sistema (resa e fattibilità) e che per semplificare non avevo considerato.
Ad esempio che i dati che abbiamo preso a riferimento (i famosi 10mq di pannelli ben orientati, inclinati, soleggiati e raffreddati per avere 1 kW) sono riferiti a fotovoltaici nati per uso “DOMESTICO” (scelti per miglior resa e disponibilità) e se dovranno essere omologati per uso automotive devono essere ulteriormente trattati ad esempio per non diventare tavole volanti o schegge di vetro impazzite in caso di impatti: quindi il vetro andrà rinforzato e questo rende l’oggetto più pesante e con minor resa.
Dicevamo poi di altri piccoli nei che riducono ancora la resa totale.
Ad esempio i pannelli erogano poca corrente con poca tensione ma soprattutto in entrambi i casi variabili e questo alle batterie non va bene.
Loro vorrebbero una bella tensione e corrente costante (o per meglio dire ‘come vogliono loro in quel momento’), quindi sarà da inserire un nuovo elemento (caribatterie e/o regolatore di carica magari evoluti come quelli a massimo punto (MPPT) ) ovvero nuova elettronica che costerà, peserà, andrà alimentata ed avrà dispersioni (cioè perdite energetiche) ma anche dissipazioni volute in calore (che andrà smaltito). Altra ‘roba’ aggiunta che oltretutto si può rompere o perdere efficienza con tempo ed uso.
Poi a loro volta tutta questa catena energetica andrà mantenuta anche come manutenzione (sopportano correnti, calore, conversioni) sia come hardware che come software anche con log, aggiornamenti, ecc.
Aggiungo che poi vanno aggiunte tutte le normali perdite di cavi, deviatori, relais, ecc che per semplificare di solito si trascurano, ma qua abbiamo già così poca corrente che allungare ulteriormente i componenti ci porta a perdere tutta l’energia prima di arrivare in batteria (sto esagerando, ma è per capirci; si pensi ad esempio al cablaggio cella per cella che ho esposto prima… la singola energia prodotta da una cella deve viaggiare su un cavo solo senza che la cella successiva la RAFFORZI come avviene ora essendo in serie, e per ogni centimetro di connettore percorso venga assorbito dalla normale conduttività imperfetta del cablaggio).
Comunque sia chiaro che le soluzioni tecniche per tutti i problemi esposti esistono quindi è vero che teoricamente la cosa si può fare, ma conviene chiedersi se vale la pena.
Purtroppo il vero punto debole è che si parte già male: la rendita dei pannelli iniziali è scarsa.
Se avessimo invece di 1 kW per ogni ora di (ricordo) perfetta insolazione, 10 kW allora potremmo considerare tutte le successive problematiche ma nella realtà -con queste rendite- la realizzazione di un impianto di questo tipo non è energeticamente conveniente, di fatto è solo un esercizio di laboratorio.
Ecco perché alla fine si fanno gare e manifestazioni con veicoli elettrici fotovoltaici realmente funzionanti ma in strada non si sono mai visti: perché quei mezzi sono studiati apposta e fin da subito per questo scopo e non hanno niente a che vedere con i nostri reali veicoli (quindi aerodinamica estrema, materiali superleggeri, tutto minimalista, scordiamoci ogni comodità (altro che sedili imbottiti ed autoradio!) e persino norme di sicurezza (non parlo di airbag o abs ma anche semplici FARI) e guidati da atleti/fantini anoressici di 1 metro e 40 nel deserto australe!

Auto da competizione
Leviamoci dalla testa l’illusione che sia sufficiente l’area occupata da un mezzo per poterci produrre (alle attuali rendite fotovoltaiche) energia sufficiente per muoverlo, anche considerando lo stoccaggio!

Le auto di serie che sono uscite con pannelli fotovoltaici integrati sul tetto (come la Totota Prius 3 della foto, ma esiste anche su una versione della elettrica Nissan Leaf) NON alimentano la batteria di trazione ma più spesso solo tengono in vita la 12v oppure azionano le ventole per circolazione d’aria forzata nell’abitacolo (NON il condizionatore). Diciamo che è un inganno della casa madre con la complicità del cliente che la compra sapendo benissimo che è un gadget di immagine con relativa inutilità pratica.

Solo al Fisker Karma (elettrica autonomia estesa) prometteva che si sarebbe potuto ricaricare le batterie col suo fotovoltaico, ma lei stessa ammetteva che con l’insolazione di un anno si poteva fare al massimo 1 km in più… NOTA: ad un evento ho conosciuto uno dei soci fondatori della Fisker, ovviamente presente con la sua personale Fisker Karma Signature Edition. E’ stato lui e spontaneamente a dirmi che il tetto è e nasce senza pretese come oggetto simbolico e di design.
Forse potrebbe avere senso su una bici a pedalata assistita… Ma pure lì serve a poco.
https://sp.yimg.com/xj/th?id=OIP.M7778731f8a4616433da65e86356a41d4o0&pid=15.1&P=0&w=232&h=175
Il concetto è giusto anche se ci sono tante inesattezze.
1. Alle batterie non fa certo schifo avere una ricarica inferiore ad 1kW; non esiste un minimo.
Metti che vado in ferie e lascio l’auto parcheggiata per tanto tempo… Le batterie al litio se si scaricano troppo muoiono (ed a qualcuno è successo)
Poter compensare all’autoscarica già sarebbe molto bello.
Se poi posso tenere accesa una ventolina nell’abitacolo ed evitare che mi arrivi a 50C° e quindi evitare il condizionatere sarebbe un notevole guadagno.
2. Per il problema dell’ombreggiatura a macchie esistono i micro inverter.
3. Il calore abbassa il rendimento e quasi sicuramente abbrevia la vita ma 30°C per un oggetto nero esposto al sole sono una bazza.
3.1 Staccarli non ha senso. Se li stacchi l’energia che potrebbe essere convertita in elettrica diventa calore e si scaldano ancora di più.
4. Convertire tensioni e correnti per adattarle alle esigenze della batteria non è un problema (anche se chiaramente pesi e costi crescono)
5. Le batterie non hanno assolutamente bisogno di essere caricate con corrente costante.
Immagina cosa subiscono le mie batterie quando sono in discesa… Energia variabile con picchi di 10kW
6. A bordo delle auto elettriche c’é sempre almeno un caricabatteria da almeno 3kW… Molto più potente di quello che puoi generare con i pannelli FV.
E comunque l’energia dei pannelli è talmente poca che si potrebbero collegare direttamente senza controllori di carica.
P.S. I costosissimi pannelli FV usati nelle missioni spaziali hanno rendimenti solo 3 volte superiori ai nostri. Se anche si arrivasse all’assurdo rendimento del 100% avremmo circa 1000W su una superficie perpendicolare di 1 mq. Sufficiente per viaggiare a circa 30km/h
Grazie per l’intevento!
Alla fine -dai- non ho detto tante scemenze!
Prendo spunto:
1- io sapevo che sotto certo valori di tensione/corrente semplicemente le batterie non si caricano.
Riguardo alle ventole alimentate da FV è quello che fanno appunto le citate Prius3 o Leaf ma non è quello che volevo spiegare nell’articolo (e quello che l’uomo della strada pensa si possa fare).
2- micro inverter? Non li conoscevo, indago. Mi sai dare qualche nome o modello per fare qualche circerca?
4- certo ma appunto sono altre perdite di conversione
5- anche qua mi hanno sempre detto il contrario (forse le piombo andavano bene), tant’è vero che i caricabatterie controllano costantemente le batterie per vedere i SOC, le temperature, ecc
6- usare il caricabatterie da 3kW significa ripassare a corrente alternata, con altre conversioni in perdita. Io pensavo proprio di collegarsi direttamente in DC alle batterie però in effetti è un hacking ben invasivo che avevo sottovalutato, ora che ci penso.
I pannelli delle missioni spaziali hanno anche il vantaggio di non avere lo ‘sporco’ dell’atmosfera terrestre.
L’ articolo ha molti spunti interessanti ma ponendo il vincolo di voler produrre almeno 1 kw, il ragionamento diventa difficile .
A mio parere bisogna partire dalle esigenze . Ad esempio la Renault R 4 di cui pubblichi la foto doveva attraversare il deserto e l’ unica fonte da cui ricavare energia erano i pannelli per cui gioco forza hanno dovuto fare una misura extra large.
Proprio in questi giorni sono stato da una società che produce i pannelli per fare un prototipo da mettere sul tettuccio del Birò (che è meno di un mq).
Se calcoli che l’ utente tipo fa circa 20 km con un pannello di queste dimensioni potrebbe soddisfare un 5 -10% delle sue esigenze energetiche calcolando 5/6 ore di insolazione.
Secondo me per ora è importante avere la sensazione di accumulare energia gratis, per poca che sia. E se calcoli che il pannello comunque produrrà per n anni probabilmente ne ammortizzi il costo.
Oltre a questo c’è il discorso marketing. Ad esempio se vedi http://www.volpecar.com uno dei modelli di questo quadriciclo mai realizzato avrebbe dovuto avere una parte della carrozzeria con i pannelli fotovoltaici
La R4 in foto e dell’amico Rambaldi era per una sfida. Il mezzo aveva un furgone al seguito con altra pannellatura e marciava a 40 km/h. Insomma ancora una volta era un laboratorio dimostrativo, non un uso reale.
I pannelli sui quadricicli sono una buona idea ma a naso mi sa che i conti non tornano: ma dici bene: è una SENSAZIONE di accumulare energia, ma qua in questo articolo volevo trattare la realtà: ne’ laboratori ne’ illusioni.
Volpecar (come tutte le altre macchine con pannelli che si trovano su internet) non sono mai arrivate ad essere commercializzate: il motivo è perchè semplicemente non funzionano (Volpe è per altri motivi, ma se non c’erano quelli c’era appunto la fisica).
Complimenti per l’articolo.
Segnalo il lavoro dei tipi dell’universita’ di Eindhoven, che credono in quello che loro chiamano Positive Energy Car. Hanno vinto la crusier class del Worldsolarchallenge:
http://www.solarteameindhoven.nl/stella-lux/
Quest’anno la Cruiser class e’ andata piu’ veloce della Challenger Class
http://www.worldsolarchallenge.org/dashboard/timing
Ci fu anche la Ford che esperimento’ sulla ricarica solare tramite concentratori da mettere sulla tettoia del parcheggio:
http://cleantechnica.com/2014/01/02/ford-c-max-solar-energi-concept-car-coming-ces-2014/
Del resto la Ford e’ uno sponsor fisso della macchina solare dell’Universita’ del Michigan.
Questo è interessante.
Purtroppo Ford del suo progetto non ne parla più da oltre un anno…. io sono pessimista quando le idee spariscono.
Ci sarebbrro anche dei “concentratori solari” che se venissero progettati per essere impiegati su delle autovetture sarebbero sicuramente molto piu’ efficienti dei comuni pannellli solari, pur avendo solo i mq di superficie del tetto (come da esempio)
http://chromasun.com/MCT.html
Mi riservo di studiare meglio il link proposto ma i concentratori solari di solito sono per gli impianti solari, cioè quello che scaldano l’acqua per usi domestici, oppure la trasformano in vapore, e quindi in elettricità tramite dinamo. Impensabile costruire un sistema così complesso per un mezzo mobile.
In efffetti hai ragione.
Anche questo concentratore usa il calore raggiunto per scaldare l’acqua…
Comunque si potrebbe vedere se con un concentratore un pannello normale piu’ piccolo produce più energia.
Mi spiego..
Dato 1mq di superficie utile sul tetto dell’auto,
Se con i semplici panneli messi sul tetto si raggiungono e 0,5kw/h Potenziali che nel caso di irraggiamento “perfetto” diventato 0,6. Bisogna vedere se con i concentratori i pannelli (che per motivi di spazio saranno meno) riescono comunque a superare i 0,5 o se riescono ad avere per più tempo i 0,6 di massimo.
N.B. i numeri li ho inventati.
Secondo logica, questi concentratori PEGGIORANO le prestazioni dei fotovoltaici.
Infatti questi prodotti concentrano IL CALORE che serve appunto negli impianti dove si scalda l’acqua, ma in quelli in cui si produrre direttamente corrente quello che serve è la LUCE e non IL CALORE che anzi è nefasto tant’è vero che al salire di una certa temperatura i pannelli fotovoltaici peggiorano la loro rendita.
Prima di avere un’auto elettrica ad energia solare bisogna lavorare e superare alcuni scogli principalmente tecnologici che ora non lo rendono possibile. In questo momento riempire la macchina di pannelli solari sarebbe pressoché inutile… C’è da dire però che ci sono tanti altri sistemi per minimizzare quello che è “lo spreco” energetico per esempio il prototipo di pneumatico della Goodyear pensato per produrre energia sfruttando il calore derivante dalla marcia del veicolo. Ricerche e studi come questi ce ne sono molti e gli investimenti sono tanti, il fatto resta uno ormai l’auto elettrica è una realtà sempre più apprezzata soprattutto nel settore industriale.
Beh, in effetti se si metttessero tutte insieme le varie tecnoogie sperimentali di “produzione elettrica” su un eventuale prototipo di veicolo elettrico, non credo che si riuscirebbe ad evere un valore vicino al “pareggio di bilancio energetico” cosi’ da rendere l’autovettura quasi autosuffiiente.
gomme: http://www.greenme.it/muoversi/auto/15946-auto-elettriche-pneumatici-bho3-ricaricano-sole
pannelli a vibrazioni: http://www.fotovoltaicosulweb.it/guida/il-pannello-ibrido-e-vibrazioni-dai-suoni.html
ohi ohi, mi ha perso il commeno…Beh lo riscrivo.
Ciao, in effetti son convinto che se si mettessero insieme tutte le tecnologie scientifiche sperimentali e se si usasse una vettura elettrica come prototipo, non credo che si arriverebbe ad un valore lontano dall “autoalimentazione”. Ovvero che la vettura non necessita di ricariche, tranne che in particoalri casi o se non si riesce a lasciarla sotto ilsole per un tot di ore sufficienti.
gomme:
http://www.greenme.it/muoversi/auto/15946-auto-elettriche-pneumatici-bho3-ricaricano-sole
pannelli a vibrazioni:
http://www.fotovoltaicosulweb.it/guida/il-pannello-ibrido-e-vibrazioni-dai-suoni.html
c’è anche questa vettura australiana… lei ce la fà
http://www.rinnovabili.it/mobilita/immortus-auto-solare-viaggiare-sempre-333/
Direi proprio di no.
NON C’E’ quella vettura australiana e NON CE LA FA.
Diciamo che è il solito annuncio, ne esistono non uno ma almeno 20 per decennio, e poi immancabilmente spariscono nel nulla, questi prototipi….
ciao , riprendo questa discussione perchè vogliamo realizzare un prototipo di Birò con un pannello fotovoltaico nel tetto.Per essere più preciso vogliamo prendere un Birò al piombo e installargli un pannello FV nel tetto. Per testare l’ effettiva fattibilità tecnica.
Mi spiego anche se sono abbastanza ignorante in materia. Salto a piè pari il discorso del rendimento nel senso che capisco e condivido il ragionamento di Selidori per cui il pannello nella mia ottica non serve all’ autoalimentazione ma comunque a dare l’ idea di accumulare comunque un po’ di energia gratis. Poi andremo a fare i calcoli precisi.
Il mio target è creare un accessorio da vendere After Market e nel PROTOTIPO 2 il pannello sarà flessibile e posizionato sia nel tetto che nel vetro posteriore.
La domanda che faccio a Stefano e agli altri esperti che frequentano questo forum è questa ; posso dal pannello alimentare il caricabatterie con la possibilità di escludere questa alimentazione nel momento in cui mi attacco alla rete ? grazie delle risposte (e o idee)
Secondo me se vuoi fare un mantenitore di carica lo puoi fare senza problemi. Il pacco è a 48V. Basterebbe fare un relè che quando metti in carica con la rete esclude il pannello.
ciao Gianni, grazie della risposta.
IPerò ho il problema che la batteria può essere caricata solo attraverso il caricatoreper cui è questo che vorrei alimentare (220 v).
Questo chi lo dice? Non so quante versioni esistano ma io ci ho messo le mani sulla Biró, ho cambiato il caricabatterie da 10 a uno da 15 sempre di un altra Biró. Se metti un relè con un deviatore da spento i pannelli caricano quando metti la 220v commuta e stacca i pannelli e attacca il caricabatterie. I pannelli producono corrente continua, pochi volt. Se devi trasformarla in 220 alternata e da 220 in continua perdi almeno metà corrente che produci.
ciao Gianni ,
io dal 2009 ho venduto a Milano oltre 150 Birò di Estrima. Le versioni sono principalmente piombo 4X 100 ahp con caricatore da 10, 15 ,20 o addirittura 35 . Poi Estrima è passata a produrre in contemporanea la versione al piombo come Entry Level e litio 45 km con batt da 53 ahp o con autonomia 80 km con batteria da 100 ahp sempre al litio. Dal 2013 si è aggiunta la versione con batteria estraibile. Ma la vera rivoluzione sarà da maggio quando consegneremo la nuova Birò con autonomia di 100 km reali .
Ora oltre a queste versioni ufficiali ne esistono parecchi esemplari a Milano con batterie al litio della CALB, WINSTON, Synopoly sempre litio da 60 a 100 AH. Abbiamo poi fatto un lavoro particolare su un unico campione con 14 batterie da 130 ah.
Tornando al tettuccio fotovoltaico ho paura che se voglio fare una cosa in “after market” se faccio il collegamento come dici tu , non riesco ad avere il consenso dalla batteria o forse sarei obbligato a chiedere a casa madre di cambiare qualcosa . Non lo so perchè non sono abbastanza competente.
Ma tu sei di Milano ?
Il mio sito è http://www.biropoint.it e sono in via Procaccini 29 all’ interno della concessionaria Soccol.
Ti ho scritto
Articolo interessante e oggettivo. molti commenti leggermente acidi sono dovuti al fatto che l’autore ha distrutto un sogno di molte persone, ma la scienza fortunatamente non è democratica come le persone, ma cinicamente realista.
dal mio punto di vista invece può essere utile. io andrei a prendere in considerazione il vetro solare fotovoltaico. ha una resa mediamente inferiore dei pannelli standard ma potrebbe comunque aumentare di non poco la superfice ipotetica che può ricevere sole.
se si riuscisse a combinare i pannelli classici con quelli al fosforo a lunga persistenza (LPP) si aumenterebbe di non poco la produttività dei pannelli stessi.
un aspetto da non dimenticare sono i consumi dichiarati delle macchine elettriche ad esempio
una hiunday ioniq ha consumi di 11,5 kwh/100km mentre un esosa tesla model S P90D 17,8 kWh/100km (fonte: altroconsumo ottobre 2017)
su un veicolo Mild Hybrid invece ha un senso data la ristretta capienza delle batterie.
aggiungo una nota, il pannello della toyota prius 1.8 può fornire FINO a 5km (in condizioni ottimali= impossibili), non è vero come dice l’autore che non alimentano la batteria principale.
L’articolo è di 2 anni fa, si riferiva alla prius plugin 3, ora l’attuale (che prende il nome di PRIME) carica una batteria temporanea che può caricare la trazione (poi ai 5 km si può credere o no, ma tecnicamente forse è possibile, lasciandola veramente in condizioni impossibili).
ad ogni modo l’energia di erogazione richiesta a quantità così elevati come fanno i supercharger tesla daranno non pochi problemi quando saranno una tecnologia per la massa. l’idrogeno nonostante i rendimenti ridicoli di un motore termico potrebbe essere una via percorribile
Che centra ora i supercharger?
Non sono neppure fotovoltaici (ovviamente).
Commento messo a caso sul primo articolo trovato?
Non si tiene conto di un fattore importante …. il,tempo.
Mia nonna pittrice, restauratrice … morta nel 1963 quando da qualche anno avevamo in casa un televisore Sylvania … mi diceva …un giorno … al posto dei quadri si potranno avere dei grandi televisori alle pareti …..
Anni fà scrissi su quattroruote un articoletto sulla possibilità di viaggiare in auto elettriche alimentate dalla strada …. Ora vi sono tanti esempi su questo tentativo.
Qualcuno in quel periodo mi provocò dicendo “prova a far circolare un treno con il fotovoltaico …
era stimolante e mi sono messo a fare dei conti …. presi i dati del consumo energetico per trasporto delle ferrovie svizzere e li riportai al km di strada ferrata, per avere un valore di consumo medio per km ( in una nazione dove i treni …. funzionano egregiamente … voce che circola) beh tenendo per buono questo valore ho provato a valutare su una linea (Milano Torino) di quanta energia necessita in un anno (km per consumo chilometrico svizzero),
Poi … ipotizzando una copertura a volta coperta da pannelli fotovoltaici ne ho calcolato la resa annua … decisamente superiore.
Poi … mi dicono: “ma alla partenza consumano tanto … e …”
Poi … si parla di un treno che parte dal centro della Cina la fabbrica ed arriva al centro della Germania il mercato …. in quindici giorni percorre il viaggio mentre solo per raggiungere il mare per l’imbarco impiega tre giorni.
Se ne parlava e … mi chiedevo se fosse stato possibile fare anche lì una copertura a volta …. ci stava ed il treno avrebbe potuto circolare anche con neve alta.
Poi mi è venuto in mente che forse treno e vagoni ….. potevano generare la corrente necessaria al viaggio e magari cederne alla rete ……. ci starebbe.
Ed intanto in Australia un vecchio treno viaggia col fotovoltaico … foro e descrizione in internet.
Ma torniamo al nostro problema … il tempo passa ed e nata la Sion …. con carrozzeria fotovoltaica in grado di generare l’equivalente del consumo di 30 km …. i km che ogni giorno in media si fanno.
Sette metri quadri e mezzo per la Sion…..
È vero la resa è bassa ma guardiamo avanti non dobbiamo fare oggi il cambio auto.
Si leggono tante cose, fantasie “forse” oggi …. come quel televisore al posto del quadro che oggi possiamo acquistare in ogni supermercato.
Ecco la resa al mq, qualcuno sta studiando un sistema che cattura la luce e la invia in mezzo a più pannelli fotovoltaici appiccicati con in mezzo un conduttore … di luce ….. moltiplicando la resa. …. Funzionerà anche in una produzione diffusa? … forse
oppure ci sarà qualche altra diavoleria per realizzare l’obiettivo.
Guardando fiducioso avanti penso a qui ragazzi costretti a seguire le mie lezioni di informatica negli anni 70 … quando gli schermi dei terminali erano verdi a puntini … e loro si lamentavano ma io spiegavo loro in futuro sul vs terminale guarderete la partita in una finestra mentre farete altro…. e loro mi guardavano con sospetto ….
Le auto viaggeranno leggere e senza combustibile a bordo ….
Concordo: ci si arriverà.
Ma il problema è il tempo, appunto, fra quanti anni?
Sono pessimista: io non penso di riuscire a vederli mai (ho 44 anni, conto di viverne altri 30), ma se non ci poniamo un limite, allora tutto è possibile. Comunque la storia dell’uomo (e della scienza) dimostra che un’idea futuristica ed impossibile non trova una risposta SI o NO dopo anni ma trovo una risposta media. Di solito infatti il concetto si realizza ma per arrivarci si trasforma così tanto l’idea da chiedersi se la domanda è ancora valida.
Riguardo alla SION, ci andrei cauto, prima vediamola su strada, anche senza tutte le mirabolanti promesse fatte (io ho contato 4 promesse quasi impossibili: realizzazione e vendita, servizi V2G, costo 16.000 (o 20.000) con 40kWh di batterie e biberonaggio con fotovoltaico.
La storia (anche recente) di auto con pannelli fotovoltaici miracolosi è piena di prototipi mai commercializzati (anche da nomi altisonanti come Fiat (Philla), Ford (C-Max Solar Energi fra l’altro con l’idea di concentrazione), Toyota (auris hsd), e loro avevano sicuramente più risorse per realizzare quelle idee…
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